Ma che cosa si nasconde veramente dietro e in mezzo a questi misteriosi esercizi energetici, i “5 Tibetani”?
Nei miei worshops, corsi, seminari e incontri di formazione vengono continuamente poste domande, prospettate e subito confutate ipotesi. Nel frattempo alcune risposte me le sono date da sola.
Eseguendo questo particolare training, è consigliabile riflettere sulle parole di Virgigna Satiris: “Noi siamo capaci di cose sconfinate e veniamo limitati soltanto se sbattiamo la porta in faccia a nuove possibilità eppure se non vogliamo prendere atto del fatto che esistono porte che finora non avevamo visto”.
Quando parlo di cose illimitate, nuove possibilità e porte non ancora scoperte, intendo anche questi semplici riti che vengono da conventi tibetani e sono un autentico elisir di lunga vita e una fontana di giovinezza; essi furono resi accessibili all’Occidente da Peter Keller, che li fece conoscere in una forma semplice. Per me non è un caso che nel frattempo si siano diffusi in tutto il mondo. Io ipotizzo, credo, anzi sono convinta che sia proprio ciò che è semplice a rendere attente e a far reagire migliaia di persone. In questa semplicità si cela uno dei più grandi misteri – il mistero dietro il mistero – che è difficile descrivere a parole, al massimo lo si può intuire.
I “5 Tibetani” sono una disciplina del corpo e della coscienza indipendente dall’età e del sesso, possono essere ripetuti ognuno 21 volte (di più non serve) e producono un effetto eccellente su tutto l’organismo, l’anima e lo spirito. Migliorano la postura, la respirazione e la consapevolezza, armonizzano e rivitalizzano il sistema endocrino, la circolazione e il sistema nervoso, aumenta la capacità di movimento e soprattutto migliorano le prestazioni pratiche. I “5 Tibetani” sono un complemento ottimale per ogni tipo di sport. Una chiave particolare per l’effetto tranquillizzante e costruttivo è l’unità tra respiro, movimento e attenzione indirizzata a se stessi, disciplina della coscienza, fonte di giovinezza e attenzione.
Disciplina della coscienza del corpo significa essere attenti a se stessi, imparare fin dove si può arrivare. Per altro i “5 Tibetani” sono un marchio protetto per legge e possono essere praticati e insegnati soltanto da maestri appositamente preparati, cosa che è molto benefica per la purezza della disciplina e l’insegnamento qualificato.
Perchè vengono definiti riti?
Questa particolare espressione può forse irritare, però contiene un profondo messaggio che alcuni fraintendono e di cui ben pochi sono consapevoli.
Quando eseguo un rituale, sono presente in ogni momento con la mia coscienza e vivo tutto ciò che avviene. Se io eseguo semplicemente soltanto l’esercizio, ciò avviene per lo più meccanicamente, lo spirito è quasi sempre assente, perso in pensieri che non hanno niente a che vedere con l’esercizio. Ciò significa che corpo e spirito sono separati. I riti, o meglio, un rituale è per me un’azione compiuta consapevolmente. In altre parole una meditazione con il corpo, che mi collega di nuovo con me stessa; è l’attenzione e la consapevolezza durante il movimento in collegamento con il respiro che crea quel particolare effetto.
Con questa impostazione sono riuscita a superare gli ultimi 21 anni e a considerare tutti gli incontri all’interno e all’esterno della mia famiglia come occasioni e possibilità, e non come destino, così che nessuna azione della vita quotidiana è stata per me faticosa o noiosa.